Alice Sahaya Sodi, istruttrice toscana di danza Tribal Fusion, è la protagonista di un ciclo di seminari presso la Scuola di Ballo Charlie Club di Cusano Milanino (MI).
L’artista vive e Castel del Piano, in Provincia di Grosseto, ed è attualmente attiva nell’insegnamento della danza Tribal Fusion presso Castel del Piano (GR), Salaiola (GR) e Abbadia San Salvatore (SI).
Il primo seminario, svoltosi domenica 21 Ottobre 2012, è stato dedicato allo studio della tecnica Tribal Fusion base e ad un lavoro energetico col suono attraverso le vocalizzazioni e il canto armonico.

L’approccio motorio di Alice durante il riscaldamento è profondamente legato allo Yoga ed è spiegato nei minimi dettagli.
Viene sottolineato l’ultilizzo delle contrazioni muscolari nella danza Tribal Fusion, a differenza della danza del ventre classica che usa sì le contrazioni muscolari ma in maniera minore, essendo più legata ad un lavoro articolare. “Più che il lavoro di contrazione muscolare, è interessante concentrarsi su quello di decontrazione, che ci aiuta ad ottenere una dinamica migliore nel movimento”, spiega Alice;
Inoltre viene data importanza alla postura corretta, elemento cardine per costruire solide basi tecniche nell’iniziare questa disciplina.
Alice cerca di armonizzare la parte più pratica e tecnica di questa danza con una parte più spirituale, legata all’energia, che rende il suo lavoro fortemente personalizzato e affascinante. La sua insegnante, iraniana, le ha mostrato un’antica preghiera che a sua volta condivide con noi, con le danzatrici e le insegnanti, con lo spazio che le ospita per danzare, ringraziando allo stesso tempo la terra, da dove tutto parte e dove tutto ritorna.
“La danza racconta il suono attraverso il corpo. Per conoscerlo meglio a livello vibrazionale, è importante avvicinarvisi in modo esperenziale.”

Pitagora diceva che il movimento è caratteristico di qualsiasi oggetto o essere: anche ciò che sembra inerte come pietra possiede una certa frequenza di vibrazioni. Un oggetto sottoposto a vibrazione può sembrare del tutto immobile (per esempio i raggi di una ruota in movimento sembrano formare un oggetto compatto, fisso), perciò non dobbiamo lasciarci ingannare dalle apparenze. Anche la luce, il calore, il magnetismo, l’elettricità, e ancora i pensieri, le emozioni, gli stati d’animo, la volontà sono fenomeni vibratori: stati di vibrazioni emessi verso l’ esterno con un’incidenza maggiore o minore verso l’ambiente circostante.
Alice si concentra su un fenomeno vibratorio in particolare: il suono, specialmente nel canto armonico.
Fisicamente il suono è da intendersi come vibrazione di un mezzo elastico a questo trasmessa dalle vibrazioni di un corpo eccitato oppure, equivalentemente, come piccola perturbazione del mezzo elastico in cui si propaga, le cui molecole sono messe in vibrazione con frequenze dell’ordine di poche migliaia di Hz; nel linguaggio comune si intende invece la sensazione uditiva acustica prodotta da tali vibrazioni. L’orecchio umano è in grado di percepire vibrazioni che spaziano in un campo di frequenze da circa 16 Hz fino a circa 16 KHz: il concetto di suono è quindi collegato all’organo di senso in grado di percepirlo. Se consideriamo tutto lo spettro di frequenze possibili, compresi gli infrasuoni e gli ultrasuoni, possiamo affermare che ogni corpo in vibrazione emette un suono. Questo fenomeno avviene con una facilità ed una frequenza notevole nell’ambiente che ci circonda, basta infatti che due corpi si sfiorino o un corpo si muova in un fluido che subito ne scaturisce un suono. Ogni oggetto possiede una propria peculiare caratteristica sonora derivante dalla unicità della sua struttura fisica. In base a questo principio, l’intero nostro pianeta e tutto il cosmo, ove vi sia un mezzo che ne consenta la propagazione, è suono.
Il canto armonico, detto anche canto difonico, in inglese overtone singing, è una tecnica di canto nella quale il cantante sfrutta le risonanze che si creano nel tratto vocale (che si trova tra le corde vocali e la bocca) per far risaltare gli armonici presenti nella voce: in questo modo una singola voce può produrre simultaneamente due o più suoni distinti. Questo utilizzo della voce, sebbene con differenti tecniche e stili, è presente in molte culture. Benchè tipico di tradizioni come quella tibetana e mongola-tuvana, esso è infatti riscontrabile anche in Sud Africa, nella tribù Xosa, in Rajastan, e nelle popolazioni Inuit.
Alice sembra vivere il canto armonico come una filosofia dell’essere in armonia con il creato. Quando durante lo stage abbiamo praticato il canto, abbiamo cercato di trovare la risonanza della voce nel nostro corpo, per comprendere da dove arrivasse, dove agisse e si propagasse. Ma ricollegandosi all’affermazione di Pitagora, è determinante anche la modalità con cui questa risonanza si colloca nello spazio che la accoglie. A seconda dei materiali che ci circondano riscontreremo un’energia diversa, e di conseguenza delle vibrazioni diverse: dobbiamo cercare di captare la vibrazione di base del nostro corpo (che è il nostro microcosmo), prenderne coscienza ed armonizzarla col macrocosmo e far nascere il nostro canto da questa.
Dopo esserci sedute in cerchio attorno ad una serie di oggetti simbolici, come una piuma (simbolo della leggerezza), cioccolato (alimento che agisce a livello energetico sul cuore), terapeutici semi di cacao, nasi colorati fatti all’uncinetto (prodotti della “pagliacceria cosmica”) e carte coperte (portatrici di un messaggio individuale), Alice ci ha condotto in una dimensione allo stesso tempo corale e individuale grazie appunto al canto armonico. Vocalizzando A,E,I,O,U a più livelli, abbiamo svolto un’ascolto profondo che ci ha portato ad avere maggiore consapevolezza del nostro corpo in relazione al suono e del nostro stato emotivo in relazione allo stesso.
Nel momento in cui si pratica il canto armonico si può avere un’esperienza di identificazione totale con il suono: in quel momento sei il suono che stai producendo e che pervade tutto il corpo e tutta la mente; l’attività dei pensieri diventa meno intensa e questo porta naturalmente ad eseguire una forma di meditazione.
Alla fine di questo seminario con Alice Sahaya il messaggio è chiaro: la danza racconta il suono attraverso il corpo, ed è fondamentale imparare ad ascoltarlo al fine di captare segnali funzionali al nostro benessere.
