Americana Exotica danza per Old Souls nella preziosa Villa del Bono

Americana Exotica sarà presente con una nuova entusiasmante performance di danza alla VI edizione dell’ annuale Gala in costume di “Old Souls”, quest’anno a tema “The Romanov Dynasty, One Century after the Fall”, che si terrà il 14 Aprile presso la meravigliosa Villa del Bono (LC).

Old Souls è la prima vera realtà di rievocazione civile femminile d’Italia e il periodo storico ricostruito dal loro selezionato gruppo di rievocatrici è il Risorgimento Italiano.

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Per creare la sua coreografia, Beatrice ha accolto l’idea di Claudia D’Avico, una delle insegnanti e componenti del gruppo, la quale dopo una ricerca ha pensato di ispirarsi alle uova di Favergé, dando impulso al lavoro coreografico di gruppo che ha visto il contributo di Lisa Fustinoni e Sara Antonazzo, le altre due insegnanti e componenti del team ufficiale di Americana Exotica.

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Tra il 1883 e il 1917, Peter Carl Fabergé, il gioielliere ufficiale della Corte Imperiale Russa, produsse un totale di sessantanove uova di Pasqua ingioiellate per lo Zar, l’aristocrazia e l’élite industriale e finanziaria. Oggi le uova di Fabergé sono famose nel mondo come simbolo di lusso sfrenato, ma delle sessantanove originali ne rimangono solo sessantuno. Dove sono finite le altre otto uova? Si tratta di un mistero che ha fatto discutere il mondo dell’arte per anni…

La storia di Fabergé inizia poco prima della Pasqua del 1883, quando lo Zar Alexander III, padre dell’ultimo Zar Nicholas II, commissionò un uovo di Pasqua ingioiellato come dono per la sua giovane moglie Maria Flodorovna (nata Dagmar di Danimarca). La povera Maria era stata allontanata dalla sua famiglia per sposare un completo estraneo col quale avrebbe dovuto regnare su una terra straniera e, come molte altre principesse in quella situazione, soffriva molto la nostalgia di casa al punto da cadere in depressione.

Per tirare su di morale Maria, suo marito commissionò il primissimo uovo Fabergé. L’uovo era splendido: il suo guscio in platino si apriva a rivelare un tuorlo d’oro, che a sua volta mostrava la miniatura di una gallina d’oro che portava con orgoglio la corona imperiale russa. Ciò che rendeva il regalo ancora più bello era il fatto che fosse ispirato ad una collezione esistente della Casa Reale danese, offrendo così un dolce ricordo di casa alla giovane Zarina. Il regalo sortì il suo effetto e Maria era così contenta per l’uovo che lo Zar decise di farlo diventare una tradizione. Anche dopo la sua morte, il figlio Nicholas II continuò a commissionare i doni, ognuno contenente una sorpresa unica e spettacolare.Nel corso degli anni, Fabergé curò la realizzazione di un totale di cinquantadue uova imperiali che furono date in dono a Maria e a sua nuora. Di queste, se ne contano ancora quarantaquattro. Il numero quarantatré, “Constellation Tsarevich” e quarantaquattro, “Birch Karelia”, non furono mai interamente completate a causa dello scoppio della Rivoluzione Russa e della esecuzione della famiglia Romanov. Tuttavia, ne mancano altre otto, ammesso che esistano ancora.Cinque delle uova mancanti sappiamo che esistono grazie alle fotografie scattate con la famiglia dello Zar. Per le altre tre, invece, tutto ciò a cui possiamo affidarci sono i nomi che appaiono sui contratti della Maison Fabergé. Nessuno ha una qualche idea del loro aspetto o un indizio di dove possano essere. Tutto ciò che rimane è un mistero che ossessiona gli storici dell’arte da decenni. Benché non ci fossero altre uova commissionate dalla famiglia Romanov, la Maison Fabergé ha continuato a produrre uova di lusso.

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Breve storia di un progetto coreografico

Vi siete mai chiesti quale sia la differenza tra una performance art e una coreografia ? Vi siete mai domandati quale sia il senso della fusione nella danza e dove possa portare il ballerino? Vi siete mai chiesti come nasca un progetto coreografico e a quali strade possa portare ? Proverò a rispondere a questi interrogativi e a raccontarvi la storia del mio ultimo lavoro: la coreografia di Jah No Partial.

La danza di ultima generazione si ridisegna tra coreografia e performance art 

La Performance Art designa una serie di operazioni artistiche coinvolgenti, come elementi relativi alla danza, al cinema, al teatro, al video, alla poesia, effettuati davanti ad un pubblico. In questo caso, l’aspettativa primaria del pubblico è quella di emozionarsi. Si tratta di una forma d’arte di non facile definizione, si può forse definire arte che si esplicita mediante l’azione; in tale condizione il corpo produce effetti differenti rispetto a quelli della coreografia intesa in senso classico come una successione di movimenti tecnici costruiti appositamente sulla ossatura della musica.

Ora, se la performance per essere arte può fare a meno della parte tecnica, perché dovrebbe essere migliore di una coreografia? E viceversa, perché una coreografia studiata in ogni minimo dettaglio dovrebbe essere migliore di una performance ? Come possono incontrarsi Performance Art e coreografia ? Perché il loro incontro in un unico momento innalzerebbe il livello della danza ?

Interrogativi, quelli sopra, a cui ognuno risponderebbe forse diversamente: ciò che conta è spesso l’emozione prodotta dal movimento. Tuttavia, nella danza di ultima generazione e in tutti gli stili, prevale la volontà di inserire nelle esibizioni elementi tratti dal mondo dell’arte, del teatro, multimediale, di fusione, di commistione […]. Il fine è quello di produrre qualcosa di originale, di diverso. In una società bombardata dalle immagini ciò che conta è produrre qualcosa che non si dimentichi, perché strano, perché inusuale, perché nuovo, ma soprattutto bello. Sorgono spontanee altre domande: siamo ancora in grado, all’interno di questo calderone di possibilità, di apprezzare e distinguere una bella esibizione ? In base a cosa ? Attraverso quel senso di armonia e perfezione formale ?

Ciò che sottolineo è che le caratteristiche conferite alla danza di ultima generazione dalla performance art non devono essere subite dalla tecnica della coreografia e soprattutto non devono offuscarla, devono essere cioè due parti identificabili separatamente e ben distinte fra loro.

La fusione come frutto dell’amicizia fra ballerino e danza

Per fondere stili differenti, modi di muoversi lontani fra loro e interpreti di mondi diversi, per imparare ad amalgamare due o più maniere di percepire il suono attraverso il corpo, è necessario conoscere profondamente la danza, farsela amica. La sperimentazione dovrebbe essere la conseguenza di una “solida amicizia”, di un’acquisizione che lascia poco spazio al caso. Quest’ultimo, semmai, dev’essere letto attraverso la cosiddetta performance.

Jah No Partial – Storia di un progetto coreografico

Nella fusione che ho adottato per coreografare “Jah No Partial” di Major Lazer, nella versione di Flux Pavilion remixata da dj Skream, la nota della performance art è suggerita dall’ambientazione, si tratta infatti della scultura La Sequenza di Fausto Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986), artista, scrittore e teorico: una delle figure di spicco della scena culturale dell’Italia del Novecento.

L’opera – una composizione di moduli identici costituita da tre livelli di profondità secondo un’alternanza di pieni e di vuoti che rende impossibile coglierla con un unico sguardo – rappresenta il culmine della ricerca dell’artista, durata oltre quarant’anni, di una scultura anti-celebrativa e anti-monumentale. Ne La Sequenza è possibile ritrovare i temi cari a Melotti: lo spazio teatrale percorribile in profondità, dato dalle diverse “quinte” che si aprono l’una dopo l’altra; il concetto di modulazione – elemento razionale che nasce dal ritmo e dallo studio delle proporzioni – contrapposto a quello di modellazione – elemento soggettivo e irrazionale proprio della scultura tradizionale; quello di tema e variazioni – elemento musicale per eccellenza – che nasce dall’ alternanza di volumi positivi e negativi; infine l’elemento architettonico data dalle dimensioni della scultura e dal ritmo delle lastre di ferro che appaiono quasi come colonne di una costruzione classica o razionalista.

La Sequenza

Sono proprio le tematiche dello spazio teatrale percorribile in profondità attraverso le sue quinte che si dilatano fino a perdersi nelle graminacee, insieme a quello della variazione, dell’alternanza, ad aver nutrito il mio progetto coreografico di nuova ispirazione e ad aver permesso di considerare questa scultura il contenitore perfetto per filmare la coreografia. Il video è stato girato da Sarah Ling (DahLing Films), artista eclettica e talentuosa: è stata lei ad immaginare di poter sviluppare la coreografia nella scultura, di fornire alla sua camera la preziosa possibilità di muoversi con disinvoltura attorno a me e di esplorare la scultura in maniera nuova, di studiarla, di abitarla. Ed è poesia abitare La Sequenza con la danza.

Ecco che da questo imput sono nati collegamenti spontanei al mio lavoro, legami indissolubili che dall’arte di Melotti si allacciavano con naturalezza alla mia coreografia, alla fusione, ad uno sguardo nuovo sulle possibilità del movimento di farsi danza.

La sequenza

Coreografare Jah No Partial non è stato né facile né immediato, non è stato frutto dell’improvvisazione. E’ stato un lavoro di un mese e mezzo, in cui sequenze tecniche di Tribal Fusion e moves di Dancehall si sono incontrate sul ritmo elettronico della musica dei Major Lazer e, spesso, sono state modificate, ripensate, riadattate.

Certo è che tutto ha un senso, un significato, un rimando: ci sono le variazioni dello shimmy di 3/4 con il ghawazee shimmy, ci sono le body wave, arms wave, i layering, pelvic lock e drops; poi ci sono le moves di Bogle, le stylish moves di Latonya, qualche step di Orville, dei Black Eagles e dei ballerini giamaicani di ultima generazione.

Il frutto della fusione e dell’incontro tra coreografia e performance art rappresentano un primo passo verso un nuovo senso creativo che, attraverso la rottura di barriere immaginarie, fornisce nuove possibilità alla danza.

La vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi.
Marcel Proust

Dancehall Classes a Milano con Beatrice Secchi

BIG EVENT IN MILAN ! 

A partire dal 3 OTTOBRE 2014 i corsi di danza Dancehall & Jamaican Traditional Folk Forms con Beatrice Secchi approdano a MILANO !!!

QUANDO
Tutti i VENERDI’ dalle h 20.00 alle 21.00

DOVE
ASD La Corte presso CorteRegina
CORTE REGINA s.r.l.
Viale Monza 16, Milano (20127)
MM Loreto e Pasteur

INFORMAZIONI & ISCRIZIONI
Tel. 02 26828076 (segreteria h 15.30/20.30)
Cell. 338 6611784
mail info@corteregina.com
http://www.corteregina.com
oppure
Cell. 345 7163013
info@americanaexotica.it

INIZIO CORSI: venerdì 3 OTTOBRE h 20.00/21.00 | LEZIONE DI PROVA GRATUITA

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Bergamoreggae Sunfest 2014 – workshop di Dancehall con Beatrice Secchi

Bergamoreggae Sunfest 2014

Bergamoreggae Sunfest 2014“, che si terrà presso il Parco Sud di Redona dal 18 al 20 luglio, organizza un nuovo incontro legato al ciclo “Bergamoreggae University”: professoressa di questa lezione sarà Beatrice Secchi, insegnante e studiosa di Dancehall, danza tradizionale  e storia jamaicana, di ritorno da un recente viaggio sull’isola con il progetto Kingston Tek Ova.

Beatrice Secchi

Programma del workshop:

– PARTE PRIMA _ “Kingston: la cultura popolare e la bellezza nel degrado” – Capire la Dancehall.
Proiezione di alcune delle foto scattate durante il viaggio a Kingston, alcune delle quali saranno esposte in una mostra presso la Biblioteca Caversazzi di Bergamo, che si terrà dal 16 al 30 ottobre 2014.

-PARTE SECONDA _ “Dalle danze tradizionali jamaicane alla Dancehall – Il retaggio africano e la contaminazione”.
Ballare, ballare e ballare: la musica sarà la chiave per capire la danza e la danza sarà un’esperienza che per anche solo un’ora condurrà alla scoperta di una Dancehall di Kingston, dello spazio della danza e dell’espressione di un popolo.

Quando:

Sabato 19 luglio presso il Bergamoreggae Sunfest – (Parco Sud di Redona c/o Edoné Bergamo).

h 17.00 /19.00

Partecipazione libera e gratuita!!!

 

“The Italian Dancehall Job Vol. II” su LargeUp

L’evento “The Italian Dancehall Job Vol. II” promosso e organizzato a Bergamo da Decio Bernardo (Dextyle) e da Beatrice Secchi (Americana Exotica a.s.d. Danza & Cultura) ha visto come protagonisti i ballerini Blacka di Danca (NY) e Melpo Mellz (Svezia-Grecia), ed è stato così citato sul sito di LargeUpuna piattaforma globale per la musica, le arti e la cultura caraibica diretta dal  selector/promoter di New York DJ Gravy e dall’artista fotografo di New York residente a Kingston Martei Korley, che ha il fine di catturare i suoni unici, gli stili, i sapori e le attività che definiscono la cultura caraibica sul territorio e all’estero.

Il link dell’articolo su LargeUp é il seguente:

http://www.largeup.com/2013/07/30/blacka-di-danca-splash-in-europe/

The event “The Italian Job Dancehall Vol II” sponsored and organized in Bergamo (Italy) by Decio Bernardo (Dextyle) and Beatrice Secchi (Americana Exotica Association – Dance & Culture) saw as protagonists Blacka di Danca (NY) and Melpo Mellz (Sweden/Greece), and it was quoted on the website of LargeUpa global platform for music, arts and Caribbean culture directed by the selector / promoter DJ Gravy based in New York and the photographer/artist residing in Kingston Martei Korley, in order to capture the unique sounds, styles, tastes and activities that define the culture of the Caribbean on-site and abroad.

The link to the article on LargeUp is the following:

http://www.largeup.com/2013/07/30/blacka-di-danca-splash-in-europe/

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The Italian Dancehall Job Vol.2

Mercoledì 24 luglio 2013

h 15.30 /21.00

Americana Exotica a.s.d. e Dextyle tornano a collaborare sul territorio bergamasco per un nuovo evento estivo legato alla dancehall con la presenza di ben due maestri di livello internazionale…

Presso Spazio Girolè di Bergamo / Accademia di Capoeira – in Via Serassi 6/B – BERGAMO

Siamo orgogliosi di presentare:

Italian Dancehall Job Vol. II

FLYER Italian Dancehall Job Vol.II

Quattro workshops e Sei ore di Dancehall per un evento di qualità !

BLACKA DI DANCA – Brooklyn, New York
MELPO MELLZ (DoubleTrouble) – Stockholm, Sweden
DECIO – Bruxelles, Belgium // Lecco, Italy
BEATRICE – Bergamo, Italy

L’evento è in collaborazione con MACTITUDE DH CREW di Roma.

Info e Iscrizioni: italiandhjob@gmail.com

// PRICES
– 40€ –> Prima del 01/07/2013
– 50€ –> Dal 01/07/2013 al 10/07/2013
– 60€ –> Dopo il 10/07/2013

 

Sunfest 2012 – Il festival bergamasco di musica e danza giamaicana

Dopo l’enorme successo della scorsa edizione, anche quest’anno torna il Bergamoreggae Sunfest!

Se non temete che i caldi ritmi caraibici arroventino le vostre notti estive, allora vi aspettiamo al Parco della Trucca dal 18 al 22 luglio… Sì, avete capito bene! Per la sua quinta edizione il festival vi offrirà non quattro, ma cinque serate di musica giamaicana, con doppio show prima sul Main Stage e poi sotto la Tenda Dancehall e con artisti italiani e internazionali del calibro di… di… Un po’ di pazienza, lo scoprirete nei prossimi giorni seguendoci sui nostri siti e su Facebook!

Ma prima che sprofondiate in un entusiastico stato confusionale vogliamo ricordarvi che il Bergamoreggae Sunfest non è solo ottima musica e ospiti illustri: è anche, nel cinquantesimo anniversario dell’indipendenza della Jamaica, l’occasione per una full-immersion nella cultura dell’isola, grazie agli Aperitivi dedicati all’approfondimento della sua tradizione musicale e grazie al corso di danza, curato da Beatrice Secchi, che in breve tempo farà di voi perfetti dancehall queens e dancehall kings…

Tra sfide sportive – calcetto, palla prigioniera, atletica e parkour – e attività ludiche per grandi e piccini come il workshop di giocoleria tenuto da Silvia Pomina, i pomeriggi al parco non vi concederanno un istante di noia, mentre Tassino Eventi al bar, Quincy alla cucina e Carlo alle pizze faranno magie per ritemprarvi a dovere…

Insomma, le premesse per cinque giornate memorabili ci sono tutte, ora mancate solo voi!

www.bergamoreggae.org

Didjin’ is almost ritual

due didje e danza durante performance

E la danza si nutre del suono e cresce col “rito”

due didje e danza durante performance
Beatrice Secchi durante la performance

Il 22 gennaio 2012, presso la sede dell’ Associazione Estro in Via Zambonate a Bergamo, si è svolta una performance artistica collettiva aperta a tutti,  quasi un rito che attraverso l’arte ha conciliato la libertà d’espressione e la creatività.

Questo incontro, organizzato da Christian Muela, musicista di didjeridoo, ha visto coinvolti strumenti musicali quali appunto il didjeridoo, le percussioni e la voce, che attraverso una modalità espressiva fortemente tribale, hanno operato nell’alveo della pura improvvisazione. Proprio l’improvvisazione ha giocato un ruolo determinante nel ricalcare, attraverso il suono e la visione della danza, il disegno emotivo di ogni partecipante, ed ha spinto ad una continua ricerca creativa ognuno di noi.

L’intervento legato alla danza Tribal Fusion, svolto da me, ha contribuito a coinvolgere i partecipanti e gli stessi musicisti a tradurre i suoni in immagine, a dare a questo percorso labirintico del suono un filo d’Arianna a cui appigliarsi in ogni momento e quando lo si ritenesse opportuno. Non c’erano nè imposizioni visive nè discorsi di senso, solo la musica e la danza scandivano un tempo che per la durata della performance aveva perso ogni riferimento al presente, fluttuando verso una dolce dimensione atemporale dotata di un proprio spazio audiovisivo.

Questa esperienza mi ha permesso di sperimentare l’ improvvisazione nella danza in maniera nuova: solo ascoltando il proprio corpo in relazione alle emozioni suscitate dalla musica dal vivo e concentrandosi sull’evoluzione di un percorso sonoro costruito sull’immediatezza, anche il movimento può trasmettere la sensazione di un viaggio, di una ricerca, che porta spesso alla scoperta di codici coreutici originali e ad una conoscenza rinvigorita di sè stessi.

Beatrice Secchi

Di seguito il video