Alla scoperta delle Ghawazee

A seguito di un seminario sulla danza delle cosiddette Ghawazee presso Laura Cernigliaro a Brescia, ho voluto affrontare una ricerca sistematica per individuare i tratti salienti di quelle che sembrano essere alcune delle radici più profonde della tradizione della danza del ventre;ma non solo. Pare infatti che i loro costumi e il loro stile abbiano influenzato fortemente quelli dell’ American Tribal Style Belly Dance.
Ghawazee

Le Ghawazi,  chiamate anche Ghawazee, erano un gruppo itinerante di  danzatrici egiziane appartenenti alle genti Nawari, un sottogruppo dei Dom, spesso indicati come “gypsies”, zingari.

Il vestito tradizionale delle ghawazee consisteva in  una tunica ottomana con spacchi laterali che copriva interamente l’addome, chiamata Yelek o entari; sotto di essa venivano poi indossati i pantaloni alla turca. Avevano anche l’usanza di portare elaborati copricapi.

E’ interessante notare come i Dom, gruppo semi nomade indo-ariano, siano stati individuati, in studi recenti, come popolazioni tribali che si mossero dal subcontinente indiano verso il medioriente attorno al VI secolo e che si stanziarono nella zona della Persia e della Turchia; a differenza loro, i Rom  varcarono i confini europei.

Lo stile delle danzatrici ghawazee permise alla danza di preservarsi durante il XVIII e il XIX secolo e influenzò parte di quello che oggi è definito raqs sharqi, (la “danza orientale” nella sua forma più raffinata e sofisticata);

In arabo غوازي‎ ghawāzī, (singolare غازية ghāziya), significa “conquistatrice”, in quanto la danzatrice sostiene di conquistare i cuori del suo pubblico. Le Ghawazi sono anche conosciute come awālim (dall’arabo alema ovvero “donna istruita”, tradotto come almè in Francia). Il termine almè venne utilizzato dagli autori stranieri del XVIII e XIX sec. in riferimento alle ghawazee ; tale associazione fu errata perchè nella tradizione araba l’ almè era una donna colta di corte che veniva educata al canto, alla recitazione della poesia classica e all’ arte oratoria.

Le ghawazee vennero in questo modo confuse sempre di più con le almées usurpandone il prestigio e conquistando celebrità. A differenza delle prime, le almées appartenevano ad un rango sociale più elevato ed erano estranee ai bassifondi popolari, venivano introdotte regolarmente negli harem e quando si esibivano in luoghi pubblici portavano rigorosamente il velo.

A quel tempo non c’erano nightclubs o altri meccanismi d’intrattenimento simili, per cui le Ghawazee si esibivano pubblicamente nelle strade a viso scoperto, per conto dei ristoranti o dei caffè che potevano pagarle, ed erano poste sotto la protezione di uno sheikh e sottoposte alla sorveglianza di uno ouali, al quale pagavano una tassa che le autorizzava ad esercitare la loro professione nei crocevia e nelle piazze pubbliche. Il loro ruolo nella società era ambivalente, poichè da un lato si esprimevano nella danza e dall’altro si prostituivano sin dalla giovane età.

"The ghawazee", David Roberts Scottish (1796-1864)
Quando Napoleone Bonaparte invase l’Egitto nel 1798, le ghawazee furono ingaggiate dai soldati incrementando così i loro guadagni,ma rappresentando un problema a causa dell’affollamento delle stesse negli accampamenti militari. Dopo che il disagio venne segnalato,  Napoleone provvide ad informare le autorità egiziane che tagliarono la testa a circa quattrocento ghawazee.

Nonostante ciò, le ghawazee continuarono ad apparire pubblicamente e, dopo la partenza dell’armata d’Oriente, trovarono un’altra fonte di guadagno in altri soldati: quelli del pascià.

A livello morale la questione stava diventando molto compromettente, anche perchè metteva in cattiva luce donne di fede musulmana, che per guadagnare soldi si concedevano a cristiani europei: nel 1834 Muhammad Ali, il pascià d’Egitto che governò dal 1805 al 1849, decise di fermare la sfrenata licenziosità delle ghawazee, nonostante le loro corporazioni rappresentassero un introito finanziario per il paese. Vietò dunque la frequentazione del Cairo e dei suoi dintorni alle stesse, pena le bastonate e, in caso di recidiva, l’esilio e i lavori forzati ad Esna. L’unica alternativa per loro era sposarsi con qualche uomo rispettabile, o raggiungere volontariamente qualche città dell’Alto Egitto.

Ecco che le Ghawazi divennero, successivamente, insieme con il tempio consacrato a Kneph recentemente disinsabbiato, la principale attrattiva dell’Alto Egitto. Risalendo o discendendo il Nilo, le chiatte battenti bandiera inglese, francese o americana vi facevano scalo, poiché i turisti desideravano vedere le “Almées” e le loro danze.

Flaubert nel suo viaggio in Egitto incontrò una ghaziya,  Kutchiuk Hanemdi, cui parlò lungamente nelle sue “Correspondences”, e dalla quale, fra l’altro, contrasse la sifilide che lo portò alla tomba.

Curiosa la storia di queste donne, le cui descrizioni e raffigurazioni sono in auge nell’ambito dell’Orientalismo europeo della prima metà dell’ottocento, e il cui stile viene concepito dagli anni sessanta dell’ottocento come “danse de ventre “. Le ghawazee eseguivano le loro danze appunto lungo le strade o nei cortili delle case accompagnate dai musicisti delle loro tribù; l’impronta determinante del loro stile era data da rapidi movimenti dei fianchi e dall’uso di nacchere in ottone, meglio conosciute come cimbali. Spesso utilizzavano il kohl, (la tipica matita nera d’uso tradizionale mediorientale) attorno agli occhi, e l’henna su dita, palmi e piedi.

Edward William Lane, (1801 – 1876), orientalista, arabista, traduttore e lessicografo britannico, nel 1836, al ritorno dal suo viaggio, pubblicò Manners and Customs of the Modern Egyptians e, nei suoi studi scrisse che queste donne erano “the most abandoned of the courtesans of Egypt“. Secondo la sua testimonianza le ghawazee erano donne incantevoli e riccamente vestite; per descrivere i movimenti delle loro danze scrisse: “little of elegance, its chief peculiarity being a very rapid vibrating motion of the hips, from side to side.”

Non furono mai ammesse in harem rispettabili e partecipavano  come intrattenitrici a feste di uomini libertini venendo apprezzate da entrambi i sessi; ad ogni modo molte persone, appartenenti ad alto rango come religiosi  o nobili, disapprovavano la loro attività. Molti altri ne ammiravano l’interpretazione legata alla danza ma giudicavano eccessiva la loro maniera di esporsi. Proprio per questo, dopo il loro esilio, un gruppo ristretto di ballerini egiziani musulmani chiamati Khawals, ne impersonò la figura e la danza conservando ogni aspetto femminile delle ghawazee incluso l’uso dei cimbali.

I Khawals erano i danzatori maschi banditi nel 1837 da Istambul ad opera del Sultano Mahmud e fuggiti successivamente verso il Cairo; il vuoto lasciato dall’esilio delle ghawazee venne dunque presto colmato da essi e spesso accadeva che gli europei fossero convinti di veder danzare donne, nonostante in realtà si trattasse di uomini.

Oggi, come baluardo della tradizione ghawazee è rimasta la famiglia Banat Mazin, composta da nomadi  nawari stanziatisi a Luxor. E’ possibile osservare lo stile delle sorelle Mazin nel filmato estrapolato dal lungometraggio The second Wife [az-zawgit at-tania], del 1967: Banat Mazin ghawazee.

Banat Mazin Show, Ghawazee; (Luxor, 1975);

La prova del fatto che la tradizione non muoia mai e sopravviva anche attraverso le evoluzioni della cultura urbana contemporanea è data in questo caso dalla ripresa dello stile e degli apparati decorativi che usavano le danzatrici ghawazee da parte dell’ American Tribal Style Belly Dance, da cui a sua volta nasce la danza Tribal Fusion. Questa corrente riprende anche alcuni aspetti decorativi della ballerina, come l’usanza di portare elaborati copricapi.

Gruppo di danzatrici contemporanee che riprende lo stile ghawazee

 Beatrice Secchi

2 risposte a “Alla scoperta delle Ghawazee”

  1. Grazie Beatrice, è stato utile ed interessante a conoscere la storia e cultura della danza Chawazee che mi sto iniziando ad imparare. Penso di seguire a leggere l’altre tue pubblicazioni.

  2. Hai fatto una bella ricerca Beatrice! La danza ghawazee è veramente accattivante e speciale nel suo genere.
    Nell’area di Luxor ci sono ancora oggi svariate famiglie ghawazee. Sia la famiglia Mazin che famiglie di altre tribù che a tutt’oggi si esibiscono, ma è molto difficile trovare l’accesso alla loro danza e alla loro storia.
    Qua un link di un video attuale di Khyriyya Mazin, l’ultima delle tre sorelle rimasta ad esibirsi e ad insegnare. Come vedi, negli anni hanno cambiato anche il loro guardaroba e utilizza maggiormente una galabiya con queste frange, in modo da sottolineare al meglio il movimento.
    Quì sta insegnando alle ragazze del gruppo della mia vacanza studio a Luxor.
    https://www.youtube.com/watch?v=TcEaboQrIgU

    mentre quì balla Hanan, un’allieva di Khyriyya, in un matrimoni a Qena vicino a Luxor
    https://www.youtube.com/watch?v=gMVXVB0WGAM

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