Direttamente dal Rajasthan, Asha Sapera danzerà al saggio di Americana Exotica 2019 !

Al saggio di fine anno di ASD Americana Exotica avrete la fortuna di vedere le danze Kalbeliya della meravigliosa ospite Asha Sapera !
Asha o Aasha Sapera è una talentuosa danzatrice e cantante, appartenente ad una famiglia gitana Kalbeliya di danzatrici e musicisti della città di Jodhpur (India). La sua danza è considerata “un autentico regalo di Dio”. Danzando sugli incalzanti ritmi del deserto del Rajasthan, Asha sprigiona energia e felicità attraverso il suo sorriso ed i vorticosi giri delle sue vesti riccamente decorate, incantando l’occhio e il cuore di ogni spettatore.
Aasha Sapera è un’artista affermata già a livello internazionale: ha infatti danzato per varie edizioni del “Jodhpur Gipsy Festival”, “Riff Festival”, oltre ad aver partecipato a svariate tournée negli Stati Uniti, Canada, South Africa danzando nelle principali capitali del mondo.
 
Il deserto del Thar nel Rajasthan è uno dei territori dell’India più ricchi di danze e musiche tradizionali. Nel Rajasthan le arti tradizionali sono ancora molto radicate nella vita sociale e costituiscono un variopinto caleidoscopio che rappresenta le diverse etnie e caste che convivono in questa regione.
In tempi antichi le donne danzavano solo durante ricorrenze religiose o in occasione di riti sociali come i matrimoni. La danza è parte fondamentale di ogni loro celebrazione culturale e manifestazione del loro straordinario talento artistico. Nelle ultime decadi, a causa di cambiamenti sociali dovuti a maggiori contatti con l’occidente, le donne hanno incominciato a danzare in festival e palcoscenici di tutto il mondo accompagnate da gruppi di musicisti tradizionali.
Vi aspettiamo venerdì 14 giugno alle h 21,00 presso il Teatro Auditorium di Loreto (Bergamo) !

Saggio di fine anno 2019 “Le 7 Meraviglie del mondo”

Siamo lieti di invitarvi al nostro saggio di fine anno 2019 dal titolo: “Le 7 meraviglie del mondo”.

Quest’anno ci siamo lasciate ispirare da questo tema ricco di fascino e bellezza, per realizzare un viaggio immaginario attraverso la danza.

Direzione artistica a cura di: Beatrice secchi, Devid Rota, Sara Antonazzo e Lisa Fustinoni.

Insegnanti e coreografi: Beatrice Secchi, Sara Antonazzo e Lisa Fustinoni.

Attore e presentatore: Devid Rota.

Gli allievi e le insegnanti dell’Associazione vi aspettano venerdì sera 14 giugno alle h 21,00 presso l’Auditorium di Loreto (Bergamo).

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Vi aspettiamo !

SAGGIO DI DANZA 2019

14 giugno 2019, h 21,00
ASD AMERICANA EXOTICA (UISP)
AUDITORIUM DI LORETO
Largo Guglielmo Rontgen, 3, 24128 Bergamo BG

info@americanaexotica.it

Il nostro saggio di danza 2018 per AIL Bergamo Onlus

ASD AMERICANA EXOTICA (UISP BERGAMO) ringrazia di cuore tutti coloro che hanno contribuito alla donazione AIL BERGAMO in occasione del saggio di danza 2018, svoltosi venerdì 25 maggio presso lo Spazio Polaresco di Bergamo; grazie al vostro contributo siamo riusciti a raccogliere 350,00 euro !

Parte del ricavato è stato infatti devoluto a favore dell’associazione AIL Bergamo Onlus (http://www.ailbergamo.it/) a sostegno della lotta contro leucemia, linfomi e mieloma. La strada percorsa in questi anni dalla ricerca scientifica è molta, ma per raggiungere l’obiettivo di rendere queste malattie sempre guaribili, quella da percorrere è ancora tanta !

GRAZIE A TUTTI !

Americana Exotica danza per Old Souls nella preziosa Villa del Bono

Americana Exotica sarà presente con una nuova entusiasmante performance di danza alla VI edizione dell’ annuale Gala in costume di “Old Souls”, quest’anno a tema “The Romanov Dynasty, One Century after the Fall”, che si terrà il 14 Aprile presso la meravigliosa Villa del Bono (LC).

Old Souls è la prima vera realtà di rievocazione civile femminile d’Italia e il periodo storico ricostruito dal loro selezionato gruppo di rievocatrici è il Risorgimento Italiano.

L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi, matrimonio e sMS

Per creare la sua coreografia, Beatrice ha accolto l’idea di Claudia D’Avico, una delle insegnanti e componenti del gruppo, la quale dopo una ricerca ha pensato di ispirarsi alle uova di Favergé, dando impulso al lavoro coreografico di gruppo che ha visto il contributo di Lisa Fustinoni e Sara Antonazzo, le altre due insegnanti e componenti del team ufficiale di Americana Exotica.

Risultati immagini per uova di fabergè

Tra il 1883 e il 1917, Peter Carl Fabergé, il gioielliere ufficiale della Corte Imperiale Russa, produsse un totale di sessantanove uova di Pasqua ingioiellate per lo Zar, l’aristocrazia e l’élite industriale e finanziaria. Oggi le uova di Fabergé sono famose nel mondo come simbolo di lusso sfrenato, ma delle sessantanove originali ne rimangono solo sessantuno. Dove sono finite le altre otto uova? Si tratta di un mistero che ha fatto discutere il mondo dell’arte per anni…

La storia di Fabergé inizia poco prima della Pasqua del 1883, quando lo Zar Alexander III, padre dell’ultimo Zar Nicholas II, commissionò un uovo di Pasqua ingioiellato come dono per la sua giovane moglie Maria Flodorovna (nata Dagmar di Danimarca). La povera Maria era stata allontanata dalla sua famiglia per sposare un completo estraneo col quale avrebbe dovuto regnare su una terra straniera e, come molte altre principesse in quella situazione, soffriva molto la nostalgia di casa al punto da cadere in depressione.

Per tirare su di morale Maria, suo marito commissionò il primissimo uovo Fabergé. L’uovo era splendido: il suo guscio in platino si apriva a rivelare un tuorlo d’oro, che a sua volta mostrava la miniatura di una gallina d’oro che portava con orgoglio la corona imperiale russa. Ciò che rendeva il regalo ancora più bello era il fatto che fosse ispirato ad una collezione esistente della Casa Reale danese, offrendo così un dolce ricordo di casa alla giovane Zarina. Il regalo sortì il suo effetto e Maria era così contenta per l’uovo che lo Zar decise di farlo diventare una tradizione. Anche dopo la sua morte, il figlio Nicholas II continuò a commissionare i doni, ognuno contenente una sorpresa unica e spettacolare.Nel corso degli anni, Fabergé curò la realizzazione di un totale di cinquantadue uova imperiali che furono date in dono a Maria e a sua nuora. Di queste, se ne contano ancora quarantaquattro. Il numero quarantatré, “Constellation Tsarevich” e quarantaquattro, “Birch Karelia”, non furono mai interamente completate a causa dello scoppio della Rivoluzione Russa e della esecuzione della famiglia Romanov. Tuttavia, ne mancano altre otto, ammesso che esistano ancora.Cinque delle uova mancanti sappiamo che esistono grazie alle fotografie scattate con la famiglia dello Zar. Per le altre tre, invece, tutto ciò a cui possiamo affidarci sono i nomi che appaiono sui contratti della Maison Fabergé. Nessuno ha una qualche idea del loro aspetto o un indizio di dove possano essere. Tutto ciò che rimane è un mistero che ossessiona gli storici dell’arte da decenni. Benché non ci fossero altre uova commissionate dalla famiglia Romanov, la Maison Fabergé ha continuato a produrre uova di lusso.

29871566_1728729960540195_7236883982954193207_o

Dario Tironi – la bellezza formale nel riuso, una cura all’entropia materica e sociale

Dario Tironi - Chimera,2014. Struttura in ferro, assemblaggio di oggetti. Mostra "Dialogue", Firenze.
Dario Tironi – Chimera,2014. Struttura in ferro, assemblaggio di oggetti. Mostra “Dialogue”, Firenze.

 

“…Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l’immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l’ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera”

Dino Campana (1885,1932)

Corpo di capra, coda di serpente o di drago, testa di leone. Sputa fuoco dalle fauci e il morso della coda è velenoso; il suo nome è Chimera, paradigma del mondo spirituale terrifico etrusco ma anche dell’ambiguità della poesia, del linguaggio sensibile, dell’arte.

La Chimera di Dario Tironi è un inevitabile ringraziamento all’arte classica ed allo stesso tempo un atto di coraggioso esacerbamento. Un distacco dal contenuto in cui si mantiene animosamente la purezza della forma, seppur frastagliata dalla miriade di oggetti tratti dal mondo tecnologico, globalizzato. La materia subisce un processo di metamorfosi irreversibile in cui solamente a posteriori si coglie la presenza dei pezzi assemblati magistralmente dallo scultore.

Se l’ordine si rivela come “una condizione necessaria, benché non sufficiente”, (R. Arnheim, Entropia e Arte), l’artista esegue attraverso la Chimera un’operazione di recupero formale attraverso la complessa macchinosità del repertorio materico figlio della Rivoluzione Industriale, del progresso e dello spreco, che asserisce al caotico proliferare di un tragico ed obsoleto consumismo. I pezzi, considerati separatamente, raccontano la storia di una produzione seriale, spersonalizzata. Colti nell’omogeneità della Chimera sembrano appartenere ad un’altra dimensione, addirittura edonistica.

Un dialogo con l’osservatore schermato da stratificazioni di plastica, ferro, acciaio… Un’espiazione guidata dalle mani dell’artista e, come in una sorta di terapia dell’inconscio comunitario, trasmessa con grande consapevolezza al fruitore. La ricerca parte dunque dal sovraffollamento materico del mondo per giungere ad un “lieto fine”, nonostante assuma le forme di un’animale mostruoso, segno tangibile del male provocato dalla perdita di valore dell’oggetto e dalla conseguente acquisizione di un significato altro. Tale significato è il risultato degli sforzi creativi di un’artista che pur rimanendo nell’alveo della contemporaneità si fa portavoce delle tradizioni costruttive dei grandi scultori e della figurazione di un passato talvolta sottovalutato per la sua “boriosa bellezza” irripetibile ed insuperabile.

Il reinserimento cognitivo del compito dell’artista come creatore di un oggetto universalmente valido è così compiuto. L’empirismo di Dario Tironi deriva dal suo modo di osservare la realtà, colta nella Chimera in tutta la sua sfacciata e meravigliosa crudità.

Beatrice Secchi

Dancehall Laboratory : un modo diverso di scoprire la danza

Il 15 febbraio 2014, Beatrice e Sabrina, su invito di Fronte Crew (Lecco), hanno proposto un modo diverso di avvicinarsi alla danza Dancehall, attraverso un’esperienza emozionante, gratificante ed innovativa, durante la quale teoria e pratica si sono integrate in maniera spontanea. Utilizzando le proprie conoscenze, hanno creato un filo conduttore che ha permesso loro di dare vita al progetto di “Dancehall Laboratory”: una lente che conduce alla scoperta della Dancehall non soltanto sotto l’aspetto puramente legato al movimento, alla danza, ma anche attraverso il substrato che ha determinato la nascita, la crescita e l’evoluzione di questo fattore culturale . Si tratta di persone, di storia, di aneddoti, di radici lontane nel tempo tutt’ora riconoscibili, che appartengono ad una zona del mondo lontana dalla nostra. La curiosità che spinge ad amare la musica, la danza, e lo spirito di quest’isola, è la stessa che accompagna l’indagine delle sue fondamenta, delle sue fonti. E’ rincuorante pensare che accanto all’evoluzione possa convivere la conservazione. Se questo è vero, accostarsi alla danza sotto questa luce, potrebbe permettere di scorgere quei legami, i “fili conduttori” nominati all’inizio, così importanti da renderla unica al mondo.

1891193_10203286329058719_955330894_n 1904192_10203286330778762_382872224_n 1920131_10203286330138746_390289921_n

dhl

Workshop di Tribal Fusion con Silviah

FLYER SILVIAH

Workshop di Tribal Fusion – Tecnica e Coreografia

con Silviah Colombara

Mystica

Una voce nell’ombra

“Un canto arcano si ripete come una filastrocca, con tante piccole variazioni e ripetizioni quasi ossessive. La danza disegna la melodia ripetendone le sfumature e gli accenti. Il corpo, invaso dall’amalgama di voce e movimento, si trasforma in preghiera.”

Silviah scopre la danza del ventre nel 2002 e qualche anno più tardi viene folgorata dalla Tribal Fusion, in particolare dalla nicchia della Gothic Fusion. Sua musa per tanto tempo è l’americana Ariellah. Ora Silviah cerca giorno dopo giorno il suo stile, arricchendo il vocabolario espressivo con discipline diverse: teatro, yoga, danza classica. E’ convinta che ognuno nasconda un’anima danzante, deve solo trovare il modo di farla affiorare.

DOVE: scuola di danza “STEP BY STEP… A Passo di Danza” – Via Borgo Palazzo, 193 (BG)

QUANDO: domenica 16 febbraio 2014

ORARIO: 14.30/16.30

COSTI: 30 euro da saldare tramite bonifico bancario

Per confermare la propria presenza è necessario contattare l’associazione Americana Exotica – Danza & Cultura all’indirizzo info@americanaexotica.it ed effettuare il bonifico bancario di euro 30.

 

 

 

 

Danza Gipsy a Bergamo: percorso mensile 2014

0448_Khalbelia

A partire dall’ 8 febbraio si svolgeranno gli incontri mensili di Danza Gipsy con l’esperta Claudia Myam Cassotti.

La tecnica, la forza e l’ eleganza delle danzatrici nomadi dell’India del Nord accompagneranno le corsiste lungo un percorso pervaso di misticismo e grande fascino. Accanto alle nozioni musicali e coreoutiche, verranno illustrate le tradizioni che caratterizzano la danza Gipsy delle donne Indiane, senza mai scindere danza e cultura.

Claudia Myam Cassotti: http://www.americanaexotica.it/claudia-myam-cassotti/

Per garantire la vostra partecipazione agli incontri, anche singolarmente, è NECESSARIA UNA PRENOTAZIONE al seguente indirizzo: info@americanaexotica.it

QUANDO:
SAB 8 FEBBRAIO
SAB 22 FEBBRAIO
SAB 22 MARZO
SAB 12 APRILE
SAB17 MAGGIO

Orario: 14,00/16,00

DOVE:
SCUOLA DI DANZA asd “STEP BY STEP… A Passo di Danza”
Via Borgo Palazzo, 193 (BG)

COSTI:
singolo incontro: 30 euro
sconto pacchetto 5 incontri: 120 euro
tessera associativa Americana Exotica (UISP) valida per tutto il 2014: 10 euro

INFORMAZIONI & PRENOTAZIONE:
info@americanaexotica.it

flyer gipsy myam

Giuseppe Basile: ci lascia il grande maestro del restauro italiano

A Roma, il 30 luglio 2013, ci ha lasciati Giuseppe Basile (71 anni): storico dell’arte e grande restauratore di fama internazionale;
Nato a Castelvetrano nel 1942, si era laureato in Storia dell’ Arte all’Università di Palermo con Cesare Brandi e successivamente aveva frequentato la Scuola di Perfezionamento in Storia dell’Arte all’Università di Roma con Giulio Carlo Argan.
Dal 1976 è diventato, tramite concorso, funzionario come storico dell’arte presso l‘Istituto Centrale del Restauro, dirigendo a partire dal 1987 il servizio per gli interventi sui Beni artistici e storici.  Da lì in poi la sua vita è costellata di incredibili sfide e grandi riconoscimenti internazionali: nella sua carriera ,(che comprendeva anche l’insegnamento di Storia del Restauro delle opere d’arte presso la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte presso l’ Università La Sapienza di Roma), ha diretto alcuni tra i cantieri di restauro più importanti al mondo: come i dipinti murali di Giotto e Cimabue della Basilica di San Francesco in Assisi sfregiata dal terremoto del 1997, o l’ Ultima Cena di Leonardo nella Basilica milanese di Santa Maria delle Grazie; E ancora i dipinti di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova o quelli di Giulio Romano a Palazzo Te a Mantova; i dipinti di Caravaggio in San Luigi dei Francesi a Roma, nella Concattedrale di Malta e a Siracusa, per non dimenticare l’Annunciazione di Antonello da Messina. Tutte queste opere sono state affidate alla competenza e alla passione di Giuseppe Basile.

Tra i suoi importanti contributi scientifici anche quello relativo al restauro delle opere d’arte contemporanea (tra gli ultimi interventi, il cavallo in bronzo di Francesco Messina di fronte alla sede romana della Rai). Un campo affascinante e ancora tutto da scrivere che lo vedeva impegnato nella ridefinizione continua di quella teoria che aveva guidato tutta la sua attività e che ora lo poneva di fronte a nuove appassionanti sfide.

Tra le imprese una è mancata: il restauro di L’Aquila. Basile era da poco andato in pensione quando il terribile sisma si è abbattuto sulla città e anche in questa situazione drammatica avrebbe voluto dare il suo prezioso aiuto, a proprie spese, pagandosi da sé l’assicurazione; ma gli fu impedito. Amara la considerazione che fece a commento della penosa vicenda: «…Lì non si vuole restaurare il centro storico, è una volontà politica».

Non dimentichiamo questo grande nome della storia dell’arte italiana.

Giuseppe Basile
Giuseppe Basile

6 agosto 2013: buon anniversario dell’Indipendenza Giamaica!

Lo scorso 6 agosto 2012 la Giamaica ha festeggiato i 50 anni di indipendenza attraverso il Gran Galà al National Stadium di Kingston: una notte piena di musica e spettacoli di danza che hanno messo in evidenza l’ampiezza della cultura giamaicana, dallo ska al rocksteady e dal reggae alla dancehall. Ospite è stata anche Miss Lou, poeta e performer straordinaria che ha reso i giamaicani orgogliosi del loro Patwa. Giamaicani di tutte le età hanno mostrato la loro ammirazione e la loro emozione per la manifestazione, sventolando bandiere e soffiando vuvuzelas per l’intero programma di quattro ore.

E’ possibile vedere l’intera galleria di immagini al seguente indirizzo: http://www.largeup.com/2012/08/08/impressions-the-jamaica-50-independence-grand-gala/

Uno dei tanti gruppi di ballo di giovani provenienti dai distretti della Giamaica prendono parte dell'intrattenimento della serata. Photo by Martei Korley (LargeUp)
Uno dei tanti gruppi di ballo di giovani provenienti dai distretti della Giamaica prendono parte dell’intrattenimento della serata. Photo by Martei Korley (LargeUp)